mercoledì 22 aprile 2020

I miei pensieri sul post isolamento


In questo momento sarebbe bello infondere al prossimo una bella dose di ottimismo, visto quello che l'umanità ha dovuto sopportare in questi mesi. Potrei essere la persona perfetta per tenere alto il morale, visto che questo isolamento per me è stato relativamente tranquillo: al riparo a casa con mio marito, che amo e con il quale vado molto d'accordo. Le nostre famiglie (che vediamo solo tramite smartphone) sono in salute e noi siamo stati bene.

credits: www.canva.com


Eppure mi trovo abbastanza scettica, quando leggo  alcuni articoli che parlano di un cambiamento positivo, per le persone nel dopo epidemia da covid-19.  Non penso infatti che le popolazione in genere, abbia imparato veramente qualcosa di buono da questo isolamento forzato. Non parlo certo delle competenze acquisite, perchè pure io sono riuscita a dedicarmi maggiormente ai miei interessi, e ho sistemato casa come volevo da tanto tempo.

Tuttavia alcuni atteggiamenti non cambieranno. Basti pensare a quante infrazioni si sono viste anche solo nel nostro paese: pur di uscire, l'italico furbetto si è finto infermiere, si portava la spesa da casa oppure neppure accaparrava scuse. Usciva e basta, senza valido motivo e senza ovviamente (l'ennesima) autocertificazione.
Per non parlare della ferocia con cui le persone, anche poco avvezze ai social network, abbiano scritto di tutto su Facebook, da cui dovrei stare alla larga, ma che invece consulto più di una volta al giorno.
Abbiamo tutti pensato agli operatori sanitari come eroi, ma per quanto ci siano persone che li rispettano da sempre (e tra questi orgogliosamente mi ci metto pure io) finita l'emergenza, sarà ancora così? Per esempio, non torneranno a scagliarsi infastidite contro un infermiere, se aspetteranno troppo ad una visita programmata in ospedale?
Per non parlare dei cassieri e commessi nei supermercati: esposti quotidianamente al contagio, sono stati ringraziati dalla popolazione, in molti casi. Ma quanti ricominceranno ad essere scortesi con questi lavoratori, considerati spesso persone maleducate e pure poco istruite (sono diplomata e ho lavorato tre anni in un supermarket, parlo con cognizione di causa)? Quanti, in questo momento ritengono giusto che la domenica i negozi rimangano chiusi, ma scriveranno sui social, che il centro commerciale, o il negozio di alimentari DEVE rimanere aperto sette giorni su sette, ad emergenza finita?
Per non parlare dei genitori, costretti allo smart working, con i bimbi a casa, ed  additati da alcuni, poichè "si lamentano troppo"(loro, non i pargoli).
E per chi non ha figli, e non ha lavorato in questi mesi, è già pronta la frase -"Beato tu che ti sei riposato"-? Anche se non è una vacanza per nessuno, questo periodo di isolamento.

Mi auguro che qualcosa di buono, oltre all'auto-produzione culinaria (e non), e al non spreco, rimanga di questo periodo. Tipo l'empatia, ecco l'ho detto! Oppure il senso di appartenenza ad una comunità solidale, come spesso l'Italia ha saputo essere, in questi mesi.
Ma la cosa più importante, è capire che se si sono rispettate le regole, ognuno ha fatto del suo meglio, durante la pandemia. Ed una cosa, personalmente vorrei aver imparato, mi basterebbe quella: non dare credito a certi giudizi, o meglio ascoltare quello che le persone pensano, ma non avvelenarmi se dicono cose al limite dell'assurdo.

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