martedì 12 aprile 2016

Di imprevisti prima del matrimonio e ringraziamenti


Avevo promesso, in  tempi non sospetti (almeno per me) di aggiornare questo mio spazio almeno due volte a settimana. Fattibilissimo, pensavo. Se non che, complice il fatto che tra meno di una settimana mi sposo, la primavera, la crisi dell'artista (chi, mi?), non ho mantenuto fede al mio impegno. E mi dispiace.

Forse, se il fato non mi avesse giocato questo scherzo, non avrei scritto nemmeno questa settimana. Ma ieri sono caduta, mentre andavo a ritirare il mio abito da sposa. E poi dicono, e domandano, cosa mi spinga a scrivere dei miei fattacci sul web: cioè ma quando vi ricapita di leggere le avventure tagicomiche di una che cade dal marciapiede, attraversando la strada, mentre va a prendere uno degli abiti più importanti della sua vita?

Ed eccomi qui, dolorante e preoccupata, con la caviglia che sembra un cotechino e la prerogativa del riposo forzato. Per non zoppicare, mentre mio padre mi accompagna all'altare (et voilà, servitavi anche una rima). Quindi? Dovrò limitare le mie manie di perfezionismo e di una casa splendente che manco Mastrolindo, se la immagina così. E le ultime spese prima del grande giorno.

credits:www.vivalamamma.tgcom24.it


Ma non voglio lamentarmi tanto. Alla fine, care future spose, il consiglio che vi do è quello di non tentare di stare calme, tanto non ci riuscirete. Un po di fifa vi verrà, e se siete dei pezzi di ghiaccio, dotati di ironia e eccessivo self-control (riguardante la grande data, non in altri ambiti eh) come me, qualcosa di storto accadrà. In questo caso, appunto una storta.
-"Sei agitata?"-chiedevano tutti. Ed io -"Ma no, sto bene"- Sarebbe stato meglio mentire: il karma mi avrebbe lasciata con la caviglia meno dolorante.

Ad ogni modo, l'autrice di questo blog come già detto fino allo sfinimento, non ama compatirsi. Guardiamo il lato positivo: ieri ho postato la foto mia e di mia mamma con la custodia dell'abito, in mano. La mia caviglia gonfia, bella nascosta. Ed è stato un tripudio di likes, di bei commenti, dalle amiche e gli amici di una vita e anche da chi ha incrociato seppur brevemente, la sua strada con la mia. E questo mi rende felice, ma anche orgogliosa: alla fine devo aver fatto sorridere ex colleghe, compagne di banco, amici con cui ho scambiato una chiacchiera ad una festa. Alla fine, in 34 anni di "carriera", devo aver lasciato qualcosa di buono agli altri: dalla culla all'altare, molti sembrano essere felici per me. E io che dovrei dire, se non...sentiti ringraziamenti?