sabato 30 marzo 2019

La vita è più bella con Pinterest?


Pinterest è  ormai entrato a far parte della vita di molte persone. Ma è  un bene o un male? Ecco il mio parereparere


Qualche anno fa, ho letto il Post di Chiara su Pinterest ed oltre a trovarlo molto divertente, ho pensato che avesse estremamente ragione. Questo sito che ormai conosciamo tutti, ci permette di condividere idee tramite delle board, ovvero raggruppandole per tematiche. Si va dall'home decor, ai consiglibdi bellezza, dalle ricette alle foto di viaggio, ma la scelta  e' ampia.
Ultimamente mi sembra che tanta gente usi pinterest, che tantissime idee venganobtratte dalla board di quslche rivista o utente che piace.

Quante volte ho visto case che sembrano uscite da cataloghi di arredamento o da siti di home decor? Quante volte sono stata dalla mia parrucchiera di fiducia con le ricercate tramite keywords, sperando di diventare bella come la modella, con quel taglio di capelli? Per non parlare di quanti lavoretti sartoriali, che sembravano così  facili, visti sulla board di qualcuno, hanno fatto di me un totale fallimento? Tutto questo, usando pinterest.

Credits:www.canva.it




Nella vita la perfezione non esiste, ma ce la poniamo come obbiettivo, e spesso prendiamo spunto proprio da pinterest.
Ormai siamo in tanti ad essere contagiati, e vi dirò,  questo è  pure un bene . Pensate a quanto è semplice procurarvi oggi, quella lampada a forma di cactus, che avete visto nella board di qualcuno: c'è  un articolo simile proprio dal fiorista di fiducia di vostra madre. E il bar appena dietro l' angolo? Quello che tempo fa era un bocciodromo? Ora ha più  piante del vivaio lì  vicino. Non pensate che sia il sogno di un architetto illuminato, orma ve l'ho detto siamo contagiati: vogliamo il bello, e lo vogliamo subito. Pinterest ci ha fatti ammalare e se questo migliora l' ambiente vicino a noi, ben venga, e che si espanda questa linea di pensiero. Viva Pinterest!

martedì 26 marzo 2019

Villa Ferrari Chiodi, un gioiellino a Vicenza


Le giornate di primavera del FAI sono state interessanti per noi: abbiamo visitato Villa  Ferrari Chiodi a Vicenza, ed è stata una bella sorpresa!

Come vi avevo preannunciato, la scorsa settimana si sono tenute le giornate FAI di primavera. Trovo questa manifestazione molto interessante: è facile lamentarsi e dire che nel week-end non c'è mai nulla da fare, mentre grazie anche ai volontari delle varie associazioni, possiamo svolgere delle attività come questa!

credits: www.Canva.com



Mio marito ed io, abbiamo scelto di visitare Villa Ferrari Chiodi, che si trova nella strada statale Pasubio, a Vicenza. Amiamo entrambi la nostra città, anche se non possiamo dire di conoscerne tutti i segreti: questa dimora del '700 non l'avevamo mai visitata!

particolare della facciata


Grazie al FAI l'abbiamo anche conosciuta un pochino meglio: costruita nel 1719 è stata chiusa per molto tempo, mentre ora grazie alla famiglia Marcheluzzo, che gestisce il miglior mercatino, proprio nella villa,  sta vivendo una nuova giovinezza. Nonostante la facciata dell'edificio sia preziosa, è l'interno della casa a colpire maggiormente gli occhi del visitatore. I pregiati stucchi e la scala a due rampe, con l'elegante fattura della ringhiera in ferro battuto che la protegge, sono da ricordare.

Vicenza mi offre sempre dei nuovi posti da esplorare, e sono felice di viverci.

lunedì 18 marzo 2019

I social network ci peggiorano?


Sono da sempre una fan dei social, e credo che il poter utilizzare il web sia un privilegio prezioso, per chi vive ai giorni nostri. Ma mi sono resa conto anche di un aspetto non positivo che l'uso scorretto di questi può portare.


Come qualsiasi strumento, o forma di comunicazione, se usati con intelligenza, facebook, twitter, instagram e co, sono utilissimi e non  direi mai, che staremmo meglio senza. C'è da dire anche, che i social network hanno i loro pro e contro. Tra questi ultimi, secondo me, c'è il fatto che hanno  modificato  in peggio, alcuni atteggiamenti dell'uomo medio.

Sebbene sia palese, il fatto che il bullismo on-line è sicuramente un cancro da estirpare, trovo che ormai sia riconosciuto alla massa. Ma certi atteggiamenti che probabilmente non hanno effetti tanto devastanti sulle loro vittime, sono ormai quasi all'ordine del giorno, seppur deleteri.
Vi faccio un esempio: ormai siamo abituati ad avere tutto e subito. Sui social, la (presunta) mancanza costante di tempo è percepita e questo porta a pubblicità velocissime, prima di un video su youtube, oppure su instagram. Questo a volte basta a far sì che un prodotto venga scelto ed acquistato. Cosa succede quindi, se in un negozio fisico, si deve aspettare qualche minuto in più per essere seguiti da un commesso? Ci si arrabbia alla peggio o ci si scoccia, perchè ormai il senso del tempo, è percepito in maniera diversa.

credits:Pete Linforth via Canva.com

Oppure pensate a quanto sia semplice, in questo momento denigrare un ristorante, solo valutandolo male sui social. E' sacrosanto essere scontenti di un disservizio, ma è ancora più facile gridarlo al mondo, magari sulla pagina facebook del comune di residenza. E' forse più semplice essere anche ascoltati: io stessa sono riuscita a farmi risarcire dopo un sollecito su twitter. Questo però rende alcune persone più prepotenti, quando ci si trova nella vita reale: anche solo la minaccia di un post scontento, fa sì che vengano accontentate  richieste meno usuali (tornando al ristorante di cui sopra, come esempio).

Un altro aspetto che i social media hanno cambiato nella nostra real life, è la creazione di aspettative: basti pensare a quando si è in viaggio. Quella spiaggia a Bali, vista e sognata attraverso la semplice ricerca per hashtag su instagram, deve per forza essere come la si immagina. Ma se  un filtro qualsiasi, ha modificato il colore della sabbia, già la magia si spegne un pochino, una volta giunti sul luogo!

credits:pixabay


E' da un pò che ci penso, e credo che l'usare i social non ci faccia incorrere solo nella creazione di neologismi: ci sono molti atteggiamenti che un tempo  non esistevano. La cose positive certo non mancano, e potrei dedicarci un post. Credo però  che se i social network vengono usati senza cognizione, diventino un'arma che può deludere chiunque. Anche solo nel creare previsioni sbagliate per le nostre agognate vacanze! Voi cosa ne pensate? Sto esagerando? Come sempre, mi piacerebbe leggere il vostro parere!

martedì 12 marzo 2019

Come sopravvivere alla primavera


Nel corso degli anni ho capito una cosa di me: sono una "persona da mezza stagione". Non allarmatevi, non è una cosa riprovevole, solo una considerazione:  il meteo secondo me, ha infatti effetti piuttosto forti sul nostro umore. Ci sono persone  che adorano il freddo invernale, mentre c'è chi "cerca l'estate tutto l'anno".
Io adoro la primavera e l'autunno, le mid-season, appunto: amo le aspettative che si creano quando non  è ancora estate. La stagione calda deve arrivare e con lei il caldo assurdo, le zanzare, la coda in autostrada per raggiungere il mare. Ci sono invece i fiori appena sbocciati sugli alberi, le fragole, i vestiti più leggeri, la brezza fresca.

credits: Daria-Yakovleva via Canva.com

Il medesimo stato d'animo, mi accompagna durante l'autunno: le foglie di mille colori sugli alberi sono bellissime. Le sagre che si trovano in tutta Italia, mi divertono molto. Le prime cioccolate calde e il profumo del vin brullè mi fanno stare bene. Ma so che molti odiano le mezze stagioni, anche se un detto pontifica che non ci siano più. Come sopravvivere intanto, alla primavera che ormai "bussa alle porte"? Ecco qualche consiglio!


  • Scegliete l'outfit giusto: sembra banale, ma se si esce di casa vestiti troppo poco, o al contrario, ancora con il maglione di lana, la giornata non sarà delle migliori. Una piccola accortezza, quindi, è quella di indossare camicie e golfino, oppure abito e coprispalle, o ancora  per i maschi, pullover e pantaloni più leggeri. Insomma, vestirsi a strati, o a "cipolla". Ho scoperto l'acqua calda? Probabilmente, ma questo consiglio è efficace. Non dimenticate a casa l'ombrello e un foulard, che la primavera a volte gioca brutti scherzi. Per quanto riguarda i capo spalla, trovo molto utili in questo periodo i trench, il giubbino in pelle e gli impermeabili da pioggia (se ne trovano di belli in commercio). Ad ogni modo, vi invito a leggere il post di Anna sul suo blog Bradipocondriaca per capire come vestirvi nelle prossime settimane.
  • Fate un giro in farmacia: questo è dedicato a coloro che hanno allergie da polline. Inutile soffrire, se la scienza può aiutarvi. 
credits: www.thehoodhousekeeping.co.uk via pinterest

  • Cominciate a variare l'alimentazione: a meno che non siate amanti della pasta e fagioli anche d'estate, finalmente si possono preparare pietanze quasi estive. L'insalatona a pranzo, che vi fa rabbrividire in pieno inverno, con certe belle giornate di sole, vi sembrerà quasi un obbligo. Inoltre se come me, cercate di seguire una dieta che comprenda i frutti e gli ortaggi di stagione, finalmente si può variare un pochino!
  • Fate sport: che siano le marcie podistiche che molti comuni organizzano nel week end, o la passeggiate con gli amici, o ancora una gita in bicicletta, poco importa. E' ora il momento di praticare dell'attività fisica anche all'aria aperta. Se siete già sportivi, e avete seguito un regime di allenamento costante in inverno, la cosa bella è che ora c'è più possibilità di sfruttare la clemenza del meteo. Se invece siete andati in "letargo", siete ancora in tempo per non maledire la vostra pigrizia.
  • Approfittate delle giornate FAI di primavera: il 23 e 24 marzo si possono visitare luoghi belli gestiti dal fondo ambiente italiano. Potete cercare quelli vicino a voi tramite questo sito
Infine, se proprio non vi piacciono le mezze stagioni, lasciatemi dire che tutto passa, anche il caldo terrificante in ufficio (visto che i termosifoni vanno ancora, e fuori il sole splende forte sulla finestra di fronte a voi)!

venerdì 8 marzo 2019

8 marzo 2019: c'è poco da festeggiare


Essere donna in Italia, non è facile. Nel 2019, vi è ancora il  gender gay gap nel mondo del lavoro. Il tasso di occupazione femminile è del 42% rispetto alla media europea che si attesta al 62,7% (dati istat 2018), e quando una lavoratrice confronta il suo stipendio con un pari grado maschio, non c'è di che stare allegre. Secondo l' Eurostat infatti,  il divario tra un salario maschile e uno femminile, in Italia è del 44% ovviamente a discapito della donna.

credits: sunnyrabbit via www.canva.com


Viviamo in un paese in cui spesso le lavoratrici sono costrette a scegliere di lasciare la loro occupazione, quando diventano mamme. Non importa se in Italia, vi è il numero maggiore al mondo di iscrizioni all'università da parte delle donne  e sul totale dei laureati con 110 e lode, il 60% è femmina  (dati annuali sul global gender gap). Stiamo lasciando inoccupate donne con grandi competenze o le stiamo avviando all'emigrazione, e questo lo pagheremo in futuro, ne sono certa. O forsi i risultati di tutto ciò li stiamo già vedendo.

Oltre alle statistiche, vi è anche tutto un "sottobosco" da considerare, che trovo intollerabile. Dal volantino per l'8 marzo della lega giovani di Crotone, che stabilisce l'offesa sulla donna da parte di chi "sostiene una cultura politica che rivendica una sempre più marcata autodeterminazione della donna, suscitando un atteggiamento rancoroso e di lotta nei confronti dell’uomo". Insomma..stai buona a casetta e non rompere.
Per non parlare della mancanza di solidarietà femminile che spesso le donne non ricevono, non solo dagli uomini ma anche da altre componenti del gentil sesso. Finchè, ad una violanza, qualcuno commenterà con un -"Se l'è cercata"- trovo che non ci sia nulla da festeggiare, oggi.
C'è poi la questione della pink tax , che spiegato in breve è il fatto che un  bene pensato per il pubblico femminile, costa di più.

Si può migliorare questa grigia situazione? Certo, o almeno si può tentare. Per quanto riguarda il gender gay gap, secondo l'economista americana Iris Bohnet un accorgimento sarebbe quello dell'anonimato al momento della raccolta dei curriculum, poichè si potrebbero valutare prima le competenze, che il sesso della candidata/o. Oltre a questo personalmente proporrei sgravi fiscali per le aziende al momento della maternità di una dipendente, poichè  in Italia, i costi per le imprese sono ancora secondo me, alti.
Per quanto riguarda i volantini insulsi invece, il mio consiglio è quello di dire a gran voce che sono idee intollerabili, e che sono gli autori stessi i denigratori della donna. E ripetere il medesimo atteggiamento con coloro che si permettono di giudicare le violenze sulla donna.

Per quanto riguarda la pink tax, visto che sull'iva purtroppo poco si può fare, il mio unico consiglio è quello di confrontare i prezzi, e non scegliere un oggetto  solo per il design, qual'ora sia possibile.

Buon 8 marzo, la strada da fare è ancora tanta.

mercoledì 6 marzo 2019

90210, perchè ci rattrista la morte di Luke Perry?


Lunedì mi sono svegliata con la notizia di due dipartite: il leader dei Prodigy Keith Flint, si é infatti tolto la vita, mentre l'attore Luke Perry, é morto a cusa di un ictus.
Nonostante io non abbia provato lo stesso tipo di dolore che si sente, quando ci lascia qualcuno che effettivamente conosciamo, il fatto  che questi due V.I.P abbiano abbandonato il nostro mondo, mi ha  molto colpita.

Per quanto riguarda Keith Flint, devo ammettere di non essere mai stata una sua fan: conosco infatti solo i singoli di maggior successo dei Prodigy, ma ricordo bene quando la band divenne famosa. Erano gli anni della mia adolescenza, e le immagini della gente che poga con una loro canzone, sono ben impresse nella mia mente. La band inglese, in effetti era riuscita a farsi conoscere anche da chi ad un rave non c'è mai stato, proprio come me.

Credits: www.canva.com per il logo: www.etsy.com



Invece ricordo con una punta di nostalgia, le serate passate a guardare il telefilm "Beverly Hills 90210", quando frequentavo le scuole madie. Erano i primi anni '90, ed i miei genitori all'inizio, mi proibirono di vederlo: consideravano il teen-drama come troppo "maturo" per una ragazzina, ma alla fine cedettero, e mia mamma cominciò a seguirlo con me, apprezzandolo anche.


Forse molti adolescenti dell'epoca, sono affezionati a quel telefilm, poichè è stata la prima serie a raccontare il loro mondo in maniera non edulcorata: oltre alle rivalità in amore che sarebbero sorte tra i rotagonisti nel corso delle stagioni, venivano affrontati temi poco leggeri. La droga, l'alcolismo, i problemi di salute mentale e quelli scolastici, le difficoltà familiari, i disturbi alimentari e la sessualità: in "Beverly Hills"se ne parlava e fu un grande successo.
In un mondo che non conosceva ancora la diffusione capillare di internet, in cui il telefono cellulare non era posseduto dalla massa, in cui si usava il videoregistratore, se non si poteva vedere una puntata, quei ragazzi amricani di Beverly Hills, sembravano nostri amici. C'era chi si identificava in Brenda, e chi si innamorava virtualmente di suo fratello Brandon. O chi preferiva Kelly, bella e problematica, o sognava Dylan, interpretato proprio da Luke Perry.

il cast originale della serie credits: www.leggo.it


Forse è per questo che la prima morte di un attore del cast di "Beverly Hills 90210"  fa diventare tristi. Perchè  ricorda a tutti noi, all'epoca così giovani,  quegli anni spensierati, e ci fa comunque pensare che proprio come accadeva nella serie, non tutto va sempre come speravamo. Avremmo preferito vedere un  Dylan invecchiato, ma ancora tra noi, impegnato in altri progetti? Sì. Avremmo preferito, non sapere di una Brenda ammalata (Shannen Doherty, l'attrice che la interpretava ha lottato con un cancro piuttosto aggressivo), ma ricordarla come la diva capricciosa ma ribelle di un tempo? Sì.
Perchè fanno parte dei nostri ricordi magari più simpatici, come quando si ripensa al mondiale del 2006, e a quello che ci succedeva in quegli anni: stavamo crescendo e costruendo magari le felicità odierne.

Vi segnalo l'  articolo  di Silvia Rossi, fondatrice di I Trentenni che ha spiegato in maniera eccelsa il sentimento di molti di noi, in questi giorni.

martedì 26 febbraio 2019

Essere gemelli: tra mito, curiosità e realtà


Come forse alcuni di voi sapranno, sono una gemella. Più precisamente eterozigote, ovvero ho un fratello nato il mio stesso giorno, e con cui ho condiviso il grembo materno. Ed i giocattoli, i libri, le vacanze, il percorso scolastico (credo che questo, lui se lo sarebbe volentieri risparmiato, ma non divaghiamo).

Negli ultimi anni, le gravidanze con parti gemellari sono aumentate, poichè la fecondazione assistita, spesso favorisce questo tipo di nascite.
Nel nostro caso però, i nostri genitori non sono dovuti ricorrere a questa tecnica e, negli anni '80, quando siamo nati noi (in questo post parlerò spesso al plurale), la stima era di una coppia di bimbi nati contemporaneamente su 70 parti . C'è una predisposizione genetica riconosciuta, almeno per i bizigoti come noi. Nell'albero genealogico di mia mamma e mio papà, infatti, vi sono altri casi di gemelli (il più vicino nel tempo sono due nostri cugini), anche se sembra sia "merito" della mamma (ne parleremo in seguiro).

credits:canva.com


Scienza a parte, vi siete mai chiesti come sia crescere con un fratello gemello? Credo di si: quando lo dico, le persone rimangono affascinate e mi rivolgono spesso alcune domande, che nel corso degli anni mi hanno fatto divertire, riflettere e a volte anche arrabbiare. Vediamo però prima i pro, del crescere con un gemello.

Le cose belle 


  • Confronto con un maschio della mia età: abbiamo un altro fratello: Christian. Ha nove anni più di noi, che un tempo mi sembravano tanti. Mi ricordo quando si preparava per uscire, ed io ero ancora un'undicenne: il suo mi sembrava un mondo lontano, fatto di vacanze ormai senza genitori, discoteca, hobby interessanti e lavoro. In realtà quei nove anni si sono poi sempre più "avvicinati" ed ora non lo vedo più così tanto grande rispetto a me. Con Alessio, il mio gemello avevo uno specchio in cui vedere come erano i machi della mia età, ed era un vantaggio se volevo instaurare un'amicizia con qualche compagno di classe, ad esempio. Credo sia per questo  che tutt'ora sia convinta che  tra uomo e donna l'amicizia, sia non solo possibile, ma bella. Ho sempre avuto poca difficoltà a comprendere certi atteggiamenti maschili, che anche ammiro: il fatto di non farsi troppe paranoie, nella maggior parte dei casi, ad esempio.
  • Dividere le spese: i cd con la discografia di Vasco? Comperati con le nostre paghette, metà per uno tanto servivano ad entrambi. Così come il pc, la connessione internet ecc...Previo accordo decidevamo i tempi e i modi di uso di alcuni oggetti o servizi, dividendone le spese. E' stata una comodità: perchè pagare due volte una cosa che avremmo comunque usato in tempi diversi, se potevamo acquistarla in comune?
  • Aiuto nei compiti: da bambina ero spesso ammalata, finchè non mi hanno tolto le tonsille. Alessio portava a casa i compiti e non dovevo girare di casa in casa, per vedere su cosa si erano preparati i miei compagni di classe.
  • Crescere insieme: negli anni siamo cambiati. Da litigiosi fratellini, ad un uomo ed una donna che fanno il tifo e gioiscono per i successi l'uno dell' altra, si confortano nelle giornate no, e si aiutano nel momento del bisogno. Si ha di nuovo, un metro di paragone, vedendo come negli anni siamo cambiati entrambi.
Ho la fortuna di avere un bel rapporto con entrambi i miei fratelli, e con le mie adorabili cognate: quindi potrei continuare con la melassa e dirvi molti altri aspetti poetici dell'essere gemelli (e fratelli). Ma credetemi, ci sono anche dei lati "strani".

Le stranezze

  • Confronto infinito: non importa se Alessio ed io abbiamo cartteri ed attitudini decisamente diversi tra loro. La comparazione, da parte degli altri dura da sempre. Il mio gemello era  bravo in una materia? Perchè non lo ero anche io? Da bambina ero più alta di qualche centimetro (tutti abbondantemente ripresi più tardi da Alessio, che ora mi supera in altezza e non di poco) . Come mai? Ed io ero pure più in carne: quanta cioccolata in più mangiavo, rispetto al mio gemello?Sono da poco diventata zia, di un bellissimo bambino: Tommaso. E' il figlio di Marica e Alessio e quando ho comunicato che sarebbe arrivato, alcuni mi hanno chiesto, perchè non prendevo esempio dal mio gemello, e non dicessi a mio marito che era il momento giusto perchè figliassimo pure noi . Insomma, un confronto inutile che a volte fa ridere per non piangere.
  • "Tua sorella ha fatto questo e quest'altro". Devo dire che da quando frequentiamo ambienti diversi, il problema almeno per me non si pone più. Ma da ragazzini, eravamo arcistufi di sentirci dire cosa l'altro avesse combinato. La risposta collaudatissima era -"Vacci a parlare di persona, io non sono lui/lei".
Spesso ho notato che la gente continua imperterrita a fare confusione tra gemelli eterozigoti e monozigoti. Infatti ancora adesso mi chiedono se sono uguale a mio fratello. Non importa se siamo di sesso diverso: le persone ancora non si soffermano  sul fatto che esistono diversi tipi di gemelli.
Inoltre c'è questa credenza che noi non potremmo avere bambini a loro volta gemelli, dai nostri rispettivi partner: anche in questo caso la scienza non ha trovato affidamento. Per il momento si sa solo che alcuni studi sulla genetica, evidenziano una predisposizione da parte della donna per la gravidanza gemellare eterozigote.
Alcuni film, hanno avanzato l'ipotesi che ci sia della telepatia tra di noi, fratelli nati nello stesso giorno: non è vero nel nostro caso, anche se molto spesso ci si capisce con uno sguardo (come capita anche per gli amici).

Spero che questo post vi sia piaciuto, tra cusriosità  e un pizzico di scienza. Ci sono altre cose che vorreste sapere o che vi incuriosiscono, sul tema?

venerdì 22 febbraio 2019

Tutta colpa della commessa


Se c'è una cosa di cui mi sono resa conto durante la mia "carriera" lavorativa, è di quanto venga bistrattata la mia professione. Lungi da me scrivere un post di (sole) lamentele, ma credo ci siano veramente pochissimi lavori che vengono considerati così male.

In italiano dire "sciampista" è quasi un offesa, sinonimo di superficialita'. Senza pensare a quante parrucchiere iniziano proprio dal lavateste, e sapete meglio di me, che quando si trova un hair stilyst di fiducia, è come trovare un tesoro. E questo al netto del fatto che le parrucchiere sono imprenditrici, oltre che professioniste.

Dire inoltre a qualcuno "uomo delle pulizie" è quasi un insulto. Chi usa questa espressione in modo denigratorio, non si rende conto di quanto un operatore ecologico sia fondamentale per le nostre città. Pone rimedio alla maleducazione altrui spesso, e tiene pulito il patrimonio comune.
Un altra professione ingiustamente ritenuta priva di valore, è quella della cameriera, spesso usata come termine di paragone,  dispregiativo, e sinonimo di "serva". Mentre anche in questo caso, il saper fare bene il proprio lavoro e con il sorriso, è un valore aggiunto ad un'occupazione di per sè faticosa.

credits:rawpixel .com di pexels via www.canva.com

Che dire quindi della mia di professione? Ovvero la commessa? Beh, spesso sono stata trattata male anche dalle clienti, che credono appunto di trovarsi di fronte a qualcuno lì per servirle. E per quanto questo termine a volte venga usato, io non mi ritendo una serva. Ho acquisito tante competenze, me ne intendo nel mio piccolo di moda, sono gentile e professionale. Così come altre colleghe.
Se invece si leggono i pareri dell'utente medio, sui social, la figure della commessa è spesso dipinta come una svampita, che però ha l'astuzia di dirti che quel vestito ti sta particolarmente bene, anche se non lo pensa. Ah giusto, il pensare: chi lavora in negozio non ha una specializzazione, quindi sicuramente non è interessato ai fatti del mondo, la cronaca non gli appartiene, e quindi difficlmente postrà disquisire di qualcosa che vada oltre il colore cha va di moda quest'anno. Si apre poi il vaso di pandora, se una commessa osa dire che non le sembra giusto tenere aperti i negozi  di domenica -"cambia lavoro, sfaticata e lascia il posto a chi vuole veramente prendersi uno stipendio onestamente"- è la cosa più carina che ci si sente dire.

Eppure,  una buona commessa può fare la differenza quando vi rivolgete a lei. Può aiutarvi nel trovare un outfit giusto, e valorizzare la vostra fisicità. Può farvi risparmiare, se le dite quale budget preferite spendere. Può darvi dei consigli utili anche su come abbinare qualche capo che rimane inutilizzato nel vostro armadio.
Solitamente ama la sua professione anche se è costretta a lavorare, quando le altre persone riposano. Non è una creatura superficiale: il più delle volte ha moltissimi interessi che non coinvolgono solo il settore di cui si occupa.
Non fermatevi al primo muso lungo che trovate in negozio: non siamo tutte uguali, come fortunatamente non lo sono neppure i clienti!

lunedì 18 febbraio 2019

I miei aforismi preferiti del momento



Da tanti anni amo "collezionare" aforismi. Li scrivevo fin da giovane su un quaderno, e spesso li imparavo a memoria. Questa bella abitudine, sarebbe da riprendere: mi sto concentrando sulle cose che mi piace fare, quelle che mi rendono felice, come tenere aggiornato questo blog e coltivare i miei interessi. Credo sia bello comunque, anche per un lettore che passi da queste parti, per la prima volta, conoscere qualcosa di più su di me. Ebbene oggi, vorrei parlarvi dei miei "motti" di vita, frasi belle che uso spesso o conosciuti recentemente, e che mi aiutano in giornate un pò così. 

                                                       "Fra le stelle dell'orsa e del delfino,
                                                     c'è gente che vive amando ciò che ha, 
                                                         e non odiando ciò che non avrà"


L'aforisma in questione, è parte del testo di una vecchia canzone dei Litfiba, "No frontiere" e l'ho scoperta molti anni or sono. Ho pensato che racchiudesse in poche parole un atteggiamento bellissimo: la negazione costante dell'invidia più cattiva. E' facile infatti desiderare qualcosa che ci manca, e magari che altre persone hanno già raggiunto. Ma la cattiveria con la quale, certe persone odiano i successi altrui, non mi appartiene, e non voglio che mi appartenga mai. Io amo ciò che ho. E so che non è semplice: si può pensare di essere in buona salute, all'essere amati, al fatto che non stiamo morendo di fame in qalche luogo povero nel mondo. 

credits: Jessika Lewis di Pexels via www.Canva.com

Ma c'è dell'altro che ci manca: a volte succede così. Io credo che in questi casi comunque, serva renderci conto di qualcosa che relamente va bene nella nostra vita: un'amicizia, un amore, un progetto bello al lavoro. Amando ciò che si ha, al di là dell'ovvio. L'atteggiamento della volpe nella celebre fiaba di Esopo, non porta a nulla. Se vuoi quel grappolo di frutta dolce, se lo desideri tanto, odiarlo non ti servirà ad arrivarci.

                                                       "Se la sofferenza vi ha reso cattivi
                                                            vuol dire che non vi è servita"

L'aforisma in questione l'ho letto da poco, su instagram. Non so chi ne è l'autore, poichè non si è firmato ed appariva nella mia home page. Pazienza, palesati se leggi queste righe!
Mi piace la frase poichè  racchiude molti episodi che ho vissuto, soprattutto in ambito lavorativo. Ci sono state clienti terribili, che poi mi hanno  raccontato, dopo avermi trattata male, qualche cosa di sgradevole a loro capitato. Una malattia, o una mancanza nella loro esistenza le ha rese persone peggiori. Purtroppo non è un atteggiamento raro, ed è un peccato. Quando soffriamo, l'unica cosa che ci può aiutare è il fatto che stare così male ci può rendere più forti, o migliorarci. Chi diventa cattivo dopo un momento spiacevole nella sua vita, non ha capito nulla, a mio avviso.

                                                                           "Always late
                                                                      but worth the wait"

Anche in questo caso, ho visto l'aforisma sul web, ma non so chi l'abbia inventato. Come ho già spiegato in passato non sono una persona molto puntuale. Mi ci sto impegnando a fondo, ma non è facile. Quindi sì, questo è un mio motto: sono sempre in ritardo, ma valgo l'attesa. O almeno ci provo!

Quali sono le vostre frasi celebri, o quelle a cui siete legati? E perchè? Mi piacerebbe saperlo!

mercoledì 13 febbraio 2019

Cosa non mi piace del minimalismo


La scorsa settimana ho parlato di un argomento a me piuttosto congeniale, ovvero il decluttering . Odio riempirmi di cose inutili, e cerco di buttare o regalare ciò che non uso costantemente, in modo di non doverlo fare una volta all'anno, con una mole di lavoro, ben maggiore.

Tuttavia non mi sono ancora trasformata in una minimalista, e credo non lo diventerò mai. Ho smesso di seguire anche alcuni youtuber che professavano tale stile di vita. Un pò perchè non mi è congeniale, un pò perchè comunque è triste non accettare ad esempio un regalo, oppure ri-donarlo subito, per mantenere la casa come un tempio zen. Inoltre amo la comodità e non sopporterei di dovermi privare di alcuni piccoli elettrodomestici, ad esempio, per un rinnovato senso estetico minimal. Credo infatti che ci sia una via di mezzo tra l'avere una casa troppo piena di suppellettili, abiti che non si usano, e oggetti rotti, ed avere solo il tavolo e le sedie in una stanza. Insomma, gli estremismi sono inutili, secondo me.

credits: pixabay di pexels via www.canva.it


Un altra cosa che non condivido del minimalismo, è il fatto di non produrre scorte. In molti tutorial che ho visto, e in tantissimi video su youtube, si parla di come il vivere con poco, sia favoloso anche per il nostro portafoglio. Ed in questo posso essere d'accordo: un nucleo familiare come il mio, composto da due persone, non avrà certo bisogno dello stesso approvvigionamento di cibo, di una famiglia di cinque individui. Però se dovessi dare un consiglio ad un'amica che per la prima volta, va a vivere da sola, le direi che anche in un appartamento minuscolo, una piccola anta in ccina, dovrebbe essere desinata alle scorte. Per risparmiare.
Personalmente uso infatti un' app come dove conviene , per vedere in quale supermercato fare la spesa, e se ci sono delle offerte di cibo a lunga scadenza o detersivi, faccio scorta e credo che questo mi faccia risparmiare, a patto ovviamente di capire bene se siano prezzi civetta oppure realmente convenienti. Inoltre, bisogna essere sicuri, di consumare tutto quello che abbiamo in dispensa.

questo armadio non assomiglia proprio al mio...credits: www.domino.com via pinterest


Credo sia molto bello, ogni tanto farsi un piccolo regalo, e comprarsi qualcosa di non strettamente necessario. Un rossetto, un libro o una rivista, e comunque qualcosa che ci piace e basta. E i minimalisti "puri", spesso non se lo concedono, purtroppo!Con guardaroba ridotti all'osso, a stanze funzionali ma "vuote", trovo che si perda un pochino il divertimento. Insomma, non sono una minimalista e per il momento, questo stile di vita non mi appartaiene.

venerdì 8 febbraio 2019

Decluttering per sentimentali e nostalgici



Da quando mi sono sposata, e di conseguenza trasferita ho apportato diverse modifiche al mio guardaroba. Non che il mio stile sia diventato d'improvviso  più da "siura", ma ecco, ho deciso di buttare quello che non  mi andava più. Personalmente, credo sia inutile tenere un abito che mi sta male, o cercare di rattoppare qualcosa che ormai è troppo vecchio e rovinato per essere ancora degno del mio armadio. Questo non significa che io sia diventata una sprecona, anzi compro con molta più consapevolezza, ma mi ci sono voluti alcuni anni per capirlo.

Quello che è effettivamente consumato, liso, rovinato finisce nel cestino, o portato nei contenitori che alcuni brand mettono a disposizione periodicamente, offrendo piccoli sconti in cambio di abiti anche danneggiati. Mentre quello che non mi sta più bene, ma che è riutilizzabile, lo dono. Se vi sentite pronti a questo slancio liberatorio, io ho seguito diversi tutorial e letto il post del blog della Connie, che mi è stato molto utile.

credits: www.Canva.it


Tuttavia esistono delle persone che effettivamente sono in grande difficoltà quando si tratta di buttare qualcosa. Che sia un vestito o un oggetto, non c'è Marie Kondo che tenga: per loro è impossibile separarsi dalle cose vecchie, e spesso non solo perchè hanno un valore sentimentale. Infatti queste persone vivono nel dubbio che qualcosa possa servire loro, un domani, chissà...anche se rotto, consumato ed inutilizzabile.

Schema interessante da seguire per il guardaroba credits:www.vogue.com


Anche se credo che l'indole di una persona non possa essere cambiata, è pur vero che spesso alcuni comportamenti, si possono migliorare. Così ecco i miei consigli per tutti coloro che non riescono a separarsi dagli oggetti, vivendo magari nel disordine.


  • Per quanto riguarda i vestiti se proprio non riuscite a buttare nulla, vi invito ad usare il metodo   settimana della vergogna di Valeria Fioretta, blogger e scrittrice che seguo con interesse. E' tutto ben spiegato sul post e non mi voglio dilungare troppo, a parte dirvi che funziona.
  • Per gli oggetti: avete presente quelle case minimal, sempre pulite ed in ordine? Benissimo, ora pensate al vostro ammasso di robi vecchi e confrontatelo: cosa notate? Forse non sarebbe meglio tenere meno suppellettili, e avere più spazio vuoto per essere facilitati anche nella pulizia? Questo pensiero mi ha aiutata molto, nell'impedirmi di acquistare l'ennesimo soprammobile, che poi non avrei buttato per tirchiaggine. Perchè per non accumulare, non si deve comprare male e troppo, ovviamente.
  • Se il vostro mantra "ma magari può servirmi" vi impedisce di liberarvi di qualcosa che non usate mai, provate a scrivere su un foglio, tutte le volte che utilizzate quella vecchia pentola rovinata. Stabilite voi la frequenza accettabile, che non deve essere una volta all'anno, ma almeno una al mese. Se quel frullatore del 1990 funziona ancora, cercate su facebook: in molte città ci sono dei gruppi in cui si può regalare a chi ne ha bisogno, qualcosa che a noi non serve più. Oppure diversi enti e cooperative, accettano oggetti di uso comune per poi rivenderli e finanziare le loro attività rivolte ai meno fortunati.
  • Sopraffatti dai ricordi? Marie Kondo (per chi non lo sapesse autrice del celebre "Il magico potere del riordino")insegna a liberarsi dagli oggetti che ci riportano alla mente qualcosa, per ultimi. Ma nemmeno io riesco a buttare  la bomboniera della mia Prima Comunione: alla festa c'erano gli zii che ora non ci sono più, l'abbiamo scelta con gioia mio fratello ed io...però non è fattibile tenere tutto. A meno che non si abbia un castello a disposizione. Quindi vi propongo il metodo delle scatole: una cosa ovvia certo, ma potete mettere tante categorie di ricordi insieme, facilitandovi nell'ordine e nelle pulizie. Io ho due cartelline con i biglietti di auguri, tenerli tutti sulla libreria in bellavista, era impensabile.
Il decluttering non è facile per chi è nostalgico, ma si riesce a fare tutto con un pò di buna volontà, e senza quasi mai penstirsi di cosa si è buttato, o donato. Ve l'assicuro: con meno oggetti si vive meglio e si acquista poi con più consapevolezza, non credete?

lunedì 4 febbraio 2019

Essere comunque alla moda


Lavoro in un grande negozio di vestiti da ormai tredici anni, e quindi questo post potrebbe sembrare di parte. Tuttavia,  potrei anche dirvi che i primi soldi guadagnati lavorando da ragazzina, furono spesi in vestiti. Probabilmente il mio interesse per la moda, proviene da molto lontano vista la mia, ormai non più adolescenziale, età.

Con gli anni ho maturato un gusto personale, e tento ogni giorno di essere la versione migliore di me stessa, non solo dal punto di vista caratteriale. Non per pura vanità: credo infatti sia giusto presentarsi al mondo, al nostro meglio, vestendoci bene e curando la nostra immagine. Tuttavia capisco che certi momenti della vita, ci portino a non avere tempo e a trascurarci, poichè ci possono essere ben altre problematiche, ed è lontana da me la voglia di criticare gli altri.

credits: www.Canva.com


Una cosa che invece mi fa arrabbiare, è il fatto che ci siano ancora delle persone che giudicano la moda come un vezzo per chi non ha altro in mente, nella vita. Il fatto di stimare una influencer, sembra sinonimo di stoltezza. Il solo ammettere, di interessarsi molto ai trend della prossima stagione, è considerato da alcuni, come segno di poca passione verso argomenti ben più intelettuali.
Questo atteggiamento mi fa anche sorridere, a dire il vero. Siamo in Italia, ed in alcuni annunci di lavoro si legge ancora tra i requisiti, il famoso "bella presenza". E per quanto possa non piacerci, siamo giudicati comunque anche dal nostro aspetto.

Valentino, spring 2019. Credits: Vogue Magazine, via pinterest


Inoltre non riesco proprio a capire, il perchè si debba scindere la due cose: si può essere intellettuali e molto alla moda. Si può amare l'arte, ed ammirare un abito di Valentino, perchè anche quello di creare un capo del genere è un talento.
Insomma, per me si può essere al nostro meglio, senza perdere un briciolo di credibilità, non credete?

lunedì 28 gennaio 2019

Cosa si prova ad essere belle?


Nel film "Come ti divento bella", (titolo originale "I feel pretty" e prima o dopo questo scempio di traduzioni alla carlona, finira'), Amy Shumer riesce a farci immedesimare nel suo personaggio. In una scena infatti, dice ad una modella (Emily Ratajkowski)  incontrata al supermercato, che vorrebbe capire come ci si sente ad essere "innegabilmente" belle. Ed e' di questo che vorrei parlare oggi.

Non aspettatevi un post commiserativo, il mio aspetto fisico non mi delude affatto, anche se con il passare degli anni vedo che necessita sempre di piu' manutenzione. Tuttavia mi rendo conto di non essere affatto male; sono dimagrita (ero sovrappeso), i miei capelli sono gestibili, mi vesto e trucco con cura. Ma non e' sempre andata in questo modo.

Credits:  The Lazy artist Gallery di Pexels Canva

Quando ero una ragazzina, i miei tentativi di essere piu' carina erano pochi e vani. Quindi per me, e' ancora strano ricevere complimenti. Noto che pero' alcune colleghe, ad esempio, che sono sempre state belle e considerate tali, hanno una certa dimestichezza con l'essere apprezzate per il look o il loro viso angelico. Loro non sono state brutti anatroccoli, loro sono sempre state indiscutibilmente belle.

Certo il rovescio della medaglia, e' che la soddisfazione di essere migliorata con il tempo è  tanta. Ma la sicurezza, ecco è ancora lontana e a volte di fronte ad un bel complimento, mi chiedo ancora se stanno dicendo proprio a me.
Ed e' per questo che mi fermo ancora a pensare a come dev'essere stato essere magnifiche fin da bambine. Quale sicurezza deve avere una donna che ha sempre saputo, di essere bellissima.

Mi chiedo: è un sentimento che prima o dopo passerà, oppure devo esercitare maggiormanete la mia autostima? Mi sentirò sempre come se stessero sbagliando persona, quando mi dicono che sto bene vestita così? Che sono davvero bella? Arrossirò per l'eternità? Anche quando avrò tante rughe e ci vedrò mgari meno? Mi piacerebbe capire se qualcuna/o si sente come me, e come gestisce questa strana sensazione.

venerdì 25 gennaio 2019

Tre oggetti che hanno migliorato la mia vita quotidiana



Il 2018 è stato un anno in cui sono riuscita a risparmiare, ma ho comunque fatto degli acquisti che hanno cambiato in meglio la mia vita, e sono tre oggetti di cui forse farà ridere il fatto che...io non li usassi. Ma tant'è..se ci sono là fuori dei "babbani" che come me, non apprezzavano questi prodigi della tecnica, ecco a voi la mia recensione.

credits: wintersitler via Canva.com


  1. L'asciugatrice: ho sempre vissuto in una casa grande con giardino, e i panni li stendevo all'aperto o in una soffitta in legno. Da quando mi sono sposata invece, vivendo in appartamento, il problema del fare aciugare la biancheria bagnata d'inverno si è posto in maniera preponderante. Escludendo il fatto di poter stendere in casa, a cusa della muffa, abbiamo comperato a gennaio dell'anno scorso la nostra prima sciugatrice, della wirpool, e la consiglio a chiunque. Inanzitutto, dobbiamo aspettare molto meno che i capi si asciughino, poi la possiamo far partire quando vogliamo. Inoltre ho ridotto il tempo passato a fare un'attività per me infernale: stirare. Con il programma antipiega, passa la paura e l'appuntamento con il ferro da stiro, viene rimandato. Per voi minimalisti; faccio presente che i vestiti potranno essere molti meno, visto la velocità nel riaverli pronti dopo il lavaggio!
  2. Il bollitore per il latte: durante il 2018 ho tentato di tenere traccia delle mie spese, e ho visto che tra le non necessarie, c'era sicuramente la visita al bar mattutina. Così mi sono chiesta cosa mi facesse andare, cosa ci fosse che a casa non avevo: e la risposta è stata il cappuccino. Così mi sono procurata per pochi euro un bollitore che fa montare la schiuma del latte, che posso così consumare a casa, disquisendo dei massimi sistemi con mio marito, al mattino. Ovviamente questa scenetta non è veritiera, poichè lui è di buon'umore fin dall'alba, io no. 
  3. Una spazzola rotante elettrica  per capelli: se come me avete una chioma sana, ma con punte più chiare, saprete che spesso sembrano rovinate. Io non sono molto abile nella piega, ma finalmente riesco ad ottrenere un effetto mosso senza stressare ulteriormente i miei capelli con piastre o ferri. Questa spazzola infatti asciuga e fa la piega ai capelli, e io mi ci trovo molto bene, seppur in inverno un pochino di effetto crespo rimane.
La mia è Rowenta CF9540 brush activ premium. Credits: Amazon.it

Spero che questo elenco vi possa essere utile. Se volete altri post come questo, non esitate a chiedere!

martedì 22 gennaio 2019

L'arte di skippare


Rieccomi dopo tanto tempo, con la voglia di scrivere di sempre. Quanto durerà la mia presenza in loco? Ai posteri l'ardua sentenza!

Qualche giorno fa, ho partecipato anch'io su instagram, alla #10yearschallange. Secondo me queste iniziative sono belle, per vedere non solo gli assurdi look in cui ci sentivamo splendidi da più giovani, ma anche per capire quanta strada si è fatta nel frattempo. Ho postato una mia foto, dicendo che avevo qualche kg in più e qualche ruga in meno: non sono andata sul personale, anche per me le cose sono decisamente cambiate da 10 anni fa, ma non ne sentivo il bisogno, anche perchè in quell'epoca stavo comunque bene. Molti hanno usato facebook per questo divertente giochino, e subito un paio di utenti, tra i miei conttatti hanno condiviso un meme per far capire quanto questa iniziativa li avesse stancati.

credits: www.startupstockphotos.com via Canva.com

Ora, io capisco che chi mette le foto di bambini, con uno spermatozoo vicino, non faccia ridere: se 10 anni fa non erano nati, possono pure non condividerlo con il mondo. Comprendo anche che se la maggior parte dei tuoi contatti usa facebook per questo gioco, intasandoti la home di look del 2009, possa non piacerti. Ma come sempre c'è una cosa che si chiama skippare, che viene spesso sottovalutata.
Se la gente capisse il fondamentale ruolo che lo skip, può avere nelle proprie vite social, si risparmierebbe un sacco di nervosismo. Come potrei spiegare cos'è? Beh, lo definirei un "saltare", o "passare oltre", sui contenuti che non ci interessano. Si perde invece tempo a condividere meme infastiditi, o peggio ancora a commentare piccati, magari dicendo che gli altri stanno buttando via parte della loro giornata. E' vero che i social sono fatti per condividere e magari beccarsi anche delle critiche, ma se una cosa obbiettivamente non ci infastidice (come un post razzista potrebbe fare, ad esempio) perchè non skippare?

Vorrei tanto che i tantissimi haters che girano sul web, creando account falsi pur di infastidire colui che alla fine li ossessiona, pensassero a questo. Skippare, può regalarsi il tempo per creare contenuti più arguti della persona che ci sta antipatica, invece di leggere ogni sua parola per poterla usare contro di lei. E' come quando becchiamo "Uomini e donne" in tv, quei rari pomeriggi che siamo a casa dal lavoro. A meno che non lo amiamo alla follia, e ricordo che de gustibus, guardare un progrmma del genere non può che infastidirci. Chi si fermerebbe allora su quel canale, mentre se ne hanno a disposizione tantissimi altri? Si passa oltre, si skippa. Ed è quello che vi invito a fare, se un contenuto non vi interessa. Semplice ed indolore. Possibilmente non nei miei post, a meno che non sia tu hater a leggermi, oggi.